Ezra
Il volo
sorretto dall’immaginazione adolescenziale, il desiderio di afferrare il sogno
e allargarlo a dismisura per le proprie urgenze sono i primi impatti che si
hanno entrando nel mondo e nella mente di un’adolescente che, certamente, ha
fretta di crescere pur conoscendo bene i limiti che non le permettono di andare
oltre. I personaggi trasformati dall’immaginazione della ragazza, infatti,
rimangono realtà locali deformate dalle sue necessità che non si spingono verso
mondi irraggiungibili bensì, rimangono all’interno dello scompartimento di un
treno e, al massimo, lungo la strada per casa. Da qui, dal perimetro entro cui
si muove questo volo, si arriva alla decodifica del messaggio espresso
dall’autore sull’importanza di, comunque, rimanere attaccati alla realtà
circostante. Ecco perché in Ezra non ci sono principi azzurri, fate più o meno
colorate e cavalli alati. Il sogno non presuppone limiti, è vero, ma sognare
qualcosa di tangibile e, sotto tanti aspetti, realizzabile, questo, determina
intelligenza, l’invito a una certa stabilità, la presupposizione palpabile e
afferrabile.
Lo svolgimento
impeccabile della manifestazione onirica affronta così il compromesso tra il
circondante e il contenitore che riesce a trattenere, senza tracimazioni, tutto
l’immaginato, che va dall’esclusione di forme violente o, quantomeno, possessive,
all’accettazione del personaggio come definizione dell’idea, per quanto futuristica,
assolutamente aderente alle proprie necessità.
Geniale
l’intuizione del regista Carlo Tranchida, del sogno trattenuto da una corda che
vorrebbe dimostrare, al mio sentire, il legame con la realtà e, in modo particolare,
la possibilità di realizzazione, perché già afferrato. Ritengo che il comprensibile,
per quanto immaginifico, sia realizzabile premesso che i supporti restino materia
accettabile. Altrettante geniale e assolutamente coincidente, la colonna sonora
del film composta e curata da Giuseppe Furnari che riesce a sorreggere tutta la
costruzione sia registica che messaggistica dell’opera. L’avvertimento a non
eccedere con la fantasia è ben rappresentato dalle melodie ora delicate, ora
irruenti del musicista che utilizza la musica come linguaggio assoluto ed
universale.
Credo che un
forte applauso vada alla professionalità di Salvo Terranova, curatore
dell’immagine e del montaggio, attraverso il quale si può accedere al profondo
del messaggio e alla potenza della poesia contenuta espressa, con grande
passione dagli attori tutti, a partire dalla giovane Laura Ferro, da Ferdinando
Corvi, da Francesco Ferro e da Antonella Caruso che hanno dato vita ad una idea
superata solo dall’eccellente risultato finale.
Ezra è
definibile un “ corto d’autore” ed è con grande consapevolezza che tutti i
partecipanti e collaboratori esterni hanno lavorato affinché il senso
dell’opera avesse il giusto riconoscimento.
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