Quando
Maria Grazia Galatà, in una conversazione,
mi spiegò il suo concetto di poesia, il modus, lo status, la
condizione, mi lasciò una sorta di
fascinazione quando mi parlò del “dolore”, che non è certamente quel dolore dei
pronto soccorsi o quello psicologico delle perdite affettive, è un’altra
tipologia di sofferenza che precede di poco la creazione di un verso. Una
specie di disgregazione psicomolecolare che parte da un dentro lontanissimo e
che, dopo averle attraversato ogni atomo,
esplode in una poesia la cui provenienza rimane un mistero anche per lei. Dice
Giò Ferri nella sua prefazione a “Contrasti” (da cui i testi qui discussi sono
estrapolati): “Si tratta in effetti di un
discorso complessivamente alogico sempre al confine fra la visionarietà fantasmatica
e la rivelazione ambigua di un diario di viaggio nei territori del profondo. Nulla
di più poetico se per poesia si voglia intendere (oltre ogni facile sentimentalismo
e senza orpelli banalmente significanti) il campo della più pura verità insondabile
del segno-sogno.”
Io
credo che quel “profondo” si trovi molto più in là di quanto si possa
immaginare e quel territorio non abbia basi solide su cui camminare ma
amniotiche, dentro le quali crescere assieme al dolore e svilupparsi poesia.
Maria
Grazia Galatà emerge dalle sue acque con potenza e consapevolezza, suscitando
sempre curiosità per via dell’imprevedibile connessione , spesso ossimorica,
della logica poetica, dove la sintesi determina contrazioni e, per conseguenza,
eliminazione del “superfluo”.
La
Galatà è poetessa in un’avanguardia che esplora luoghi poetici sconosciuti
aprendo, così, nuovi canali di comunicazione, libera nella sintassi e, pur non
andando verso il minimale, spoglia addobbi e bei lemmi alla moda.
e avanza l’incolto
frangilometro
a distanza numerica
altroparlante
riflesso
so
so
anteposto
Ecco cosa rimane dopo la “contrazione” operata
su quei livelli, forse, sconosciuti a lei stessa, di un discorso molto più vasto, dove
l’incontro di neologismi o fusioni e di onomatopee ambigue emanano suoni che
vanno oltre alle significanze e ancor prima di esse, e dove l’oggetto poetico
si autorappresenta senza necessità di “spalle” o aggettivazioni che ne
frammenterebbero la musica e la visione.
Qui l’intero diviene fattore determinante
mentre il dettaglio perde la sua capacità di coesione e senso.
Personalmente mi piace pensare che la Galatà
viva la sua poesia (e la fotografia) in un tempo che non coincide precisamente
col nostro, che sia un attimo avanti e che, per quanto si possa scendere negli
anfratti poetici di questa poetessa che continua a sorprenderci, alcune chiavi
appartengono a quei segreti che l’anima ci rivela poco per volta.
forse
un sogno
nella
parvenza di luce sotterranea
tra
acqua e sguardi incrociati
allontanamento
traumatico
e
trame impossibili
furono
corse deserte
e
infami miraggi di se
stesi
nel sonno imbrunito
sull’orlo di un incubo
*
l’alba aggancia nell’ombra
nebbiosa nebula
fu migratoria
nè apparenza ma appartenenza
poi
nitida all’oscuro
e silenzi ripresi pressanti sul
plesso
m’abita di fronte un ticchettìo
ma (s)offro l’attesa
ego beatus
*
si iniqua
ciclico ciclo al
d’occhio demone
notorio
nel rifugio ornato
e nullo è
se contrapposto
svuota ripieghi
culminando rimandi
né rimedi
allor sapendo
pendulo in dolo
quei punti sottratti
*
ritrovarsi
nell’improvviso scatolare
oltre gli argini di memoria
accadde il buio
e (r)esistenze del nulla
travolgendo l’immoto
puntuale
*
levami
da ogni marcire
giù dalla costa
dove il dubbio è
più dubbio e
soqquadra la sintesi
acquadrare
(forse)
Maria Grazia Galatà nata a Palermo, da molti
anni vive ed opera a Mestre Venezia. La sua vena poetica si è evidenziata fin
da giovanissima.
Ha partecipato al concorso internazionale di
poesia e narrativa “All’ombra degli Etruschi” a Pisa organizzata da Bianca
Buono, posizionandosi fra i primi posti con una silloge inedita.
Nel 2002 partecipa ad “underwood”, ad Ascona
insieme ad altri nomi illustri della poesia contemporanea:
Mario Luzi, Fernanda Pivano, Edoardo
Sanguineti.
Ha editato, nel 2003, il libro “Congiunzioni”,
con fotografie di Costantino Spatafora, presentato da Francesca Brandes al
“Bistrot de Venice” di Venezia lo stesso libro è stato presentato in videoproiezione
nel 2004 da Marco Nereo Rotelli all’accademia di belle arti “Santa Giulia” di Brescia:
Liliana Ugolioni e il Prof. Brunelli all’antico caffè “Giubbe Rosse” di
Firenze: Gio Ferri (critico) alla galleria “DARS” di Milano.
Fotografa da diversi anni, sempre nella
ricerca.
Il suo nome compare anche: 2004 a Casier di
Treviso in occasione dell’evento “Fun al of Fun”.
Sempre nel 2004 a L’albero della Poesia a
Mestre, ed in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, sempre Mestre.
A giugno 2005 partecipa ad Abano Terme
all’evento “Passeggiata Effimera” con presentazione del libro “Congiunzioni”.
2005 all’Istituto Romeno di Cultura di
Venezia, propone una raccolta di tredici poesie “La struttura dell’ansia”
accompagnata da due strumentisti, Luca Callice e Marco Agostini rispettivamente
al Bendhir al Didyeridoo, con l’intento di avvicinare i giovani alla poesia.
Nello stesso anno, ha preso parte, in
occasione della 51° Biennale di Venezia, all’evento “La notte dei Poeti” di
Marco Nereo Rotelli con Ana Blandiana ed altri poeti di fama internazionale.
In occasione dell’evento “La Pace non ha
Colore?”, sempre 2005 a Castel San Pietro (BO) a cura di Anna Boschi, legge la
raccolta di poesie “Non a caso”.
2005 con un opera in collaborazione con
Costantino Spatafora all’evento “Padiglione Italia” 13 x 17 curata da Philippe
Daverio ed edito alla fine del 2007 da Rizzoli.
2006 è stata segnalata, tra le opere edite, al
“Premio di Poesia Lorenzo Montano”. 2007 a giugno reading presso la fondazione
Querini Stampalia di Venezia presentata da M.Nereo Rotelli e con l’intervento
di Achille Bonito Oliva.
2008 alla Giornata Mondiale della Poesia
tenutasi a Padova, Venezia e Assemini (CA). Ancora nel 2008 all’evento-mostra
“imballaggi poetici” mostra visiva oggettuale di poesia contemporanea presso il
Chiostro di S. Mauro a Cagliari.
Nel maggio 2008 a Rignano sull’Arno, Firenze,
per un reading poetico.
Nel settembre dello stesso anno, reading a
Crema (MI) per “Poesia a strappo” organizzata da Alberto Mori, ed a ottobre a
Padova per la rassegna “il libro in corso” di Alessandro Cabianca, accompagnata
al Bendhir da Luca Callice.
È pubblicata da diversi anni in riviste d’arte
contemporanea tra le quali “Offerta Speciale” di Carla Bertola, oltre ad essere
in cataloghi d’arte internazionali.
2009 Venezia sede Unesco: trasforma: - AZIONE
- lettura dei suoi testi con videoproiezioni. 2009 ART BOOKS - libri d’artista
- “BIBLIOTECA RIGHINI RICCI” a cura di Lamberto Caravita
2009 “Lavori in corso d’opera” a cura di
Lamberto Caravita.
2009 53° Biennale di Venezia “Notte di Luce”
di Marco Nereo Rotelli.
2010 Con un’opera fotografico-poetica in “The
last book” installazione di Luis. Camnitzer alla biblioteca di Zurigo-Svizzera.
2010 Aprile “Altrove” reading e
videoproiezione.
2010 Edita “L’altro”, poesie e fotografie con
prefazione di Gio Ferri (e videoproiezione) 2011 Peggy Guggenheim Collection di
Venezia con L’urlo di Ginsberg
2011 Collaborazione video con Roland Quelven
2011 Collaborazione video con Pinina Podestà
2011 Ha una “segnalazione speciale per la
poesia e le arti” per “L’altro” come opera edita al Premio di Poesia Lorenzo
Montano
È presente in numerosi siti web e cataloghi
d’arte internazionali.
3 commenti:
complimenti!
Mi colpisce l'idea del dolore, un'idea non positivistica, né psicologica o metafisica, come sorgente della poesia. Si potrebeb forse affermare che è un dolore universale, onnipresente...
veramente notevole!
grazie
cb
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