di Sebastiano A. Patanè-Ferro

lunedì 19 agosto 2013

Maria Grazia Galatà





Quando Maria Grazia Galatà, in una conversazione,  mi spiegò il suo concetto di poesia, il modus, lo status, la condizione,  mi lasciò una sorta di fascinazione quando mi parlò del “dolore”, che non è certamente quel dolore dei pronto soccorsi o quello psicologico delle perdite affettive, è un’altra tipologia di sofferenza che precede di poco la creazione di un verso. Una specie di disgregazione psicomolecolare che parte da un dentro lontanissimo e che,  dopo averle attraversato ogni atomo, esplode in una poesia la cui provenienza rimane un mistero anche per lei. Dice Giò Ferri nella sua prefazione a “Contrasti” (da cui i testi qui discussi sono estrapolati): “Si tratta in effetti di un discorso complessivamente alogico sempre al confine fra la visionarietà fantasmatica e la rivelazione ambigua di un diario di viaggio nei territori del profondo. Nulla di più poetico se per poesia si voglia intendere (oltre ogni facile sentimentalismo e senza orpelli banalmente significanti) il campo della più pura verità insondabile del segno-sogno.
Io credo che quel “profondo” si trovi molto più in là di quanto si possa immaginare e quel territorio non abbia basi solide su cui camminare ma amniotiche, dentro le quali crescere assieme al dolore e svilupparsi poesia.
Maria Grazia Galatà emerge dalle sue acque con potenza e consapevolezza, suscitando sempre curiosità per via dell’imprevedibile connessione , spesso ossimorica, della logica poetica, dove la sintesi determina contrazioni e, per conseguenza, eliminazione del “superfluo”.
La Galatà è poetessa in un’avanguardia che esplora luoghi poetici sconosciuti aprendo, così, nuovi canali di comunicazione, libera nella sintassi e, pur non andando verso il minimale, spoglia addobbi e bei lemmi alla moda.

e avanza l’incolto
frangilometro
a distanza numerica
altroparlante
riflesso
so
so
anteposto

Ecco cosa rimane dopo la “contrazione” operata su quei livelli, forse, sconosciuti a lei stessa, di un discorso molto più vasto, dove l’incontro di neologismi o fusioni e di onomatopee ambigue emanano suoni che vanno oltre alle significanze e ancor prima di esse, e dove l’oggetto poetico si autorappresenta senza necessità di “spalle” o aggettivazioni che ne frammenterebbero la musica e la visione.
Qui l’intero diviene fattore determinante mentre il dettaglio perde la sua capacità di coesione e senso.

Personalmente mi piace pensare che la Galatà viva la sua poesia (e la fotografia) in un tempo che non coincide precisamente col nostro, che sia un attimo avanti e che, per quanto si possa scendere negli anfratti poetici di questa poetessa che continua a sorprenderci, alcune chiavi appartengono a quei segreti che l’anima ci rivela poco per volta.






forse un sogno
nella parvenza di luce sotterranea
tra acqua e sguardi incrociati

allontanamento traumatico
e trame impossibili
furono corse deserte

e infami miraggi di se
stesi nel sonno imbrunito
sull’orlo di un incubo


*


l’alba aggancia nell’ombra
nebbiosa nebula
fu migratoria
nè apparenza ma appartenenza
poi
nitida all’oscuro
e silenzi ripresi pressanti sul
plesso
m’abita di fronte un ticchettìo
ma (s)offro l’attesa
ego beatus


*


si iniqua
ciclico ciclo al
d’occhio demone
notorio
nel rifugio ornato
e nullo è
se contrapposto
svuota ripieghi
culminando rimandi
né rimedi
allor sapendo
pendulo in dolo
quei punti sottratti


*


ritrovarsi
nell’improvviso scatolare
oltre gli argini di memoria
accadde il buio
e (r)esistenze del nulla
travolgendo l’immoto
puntuale


*


levami
da ogni marcire
giù dalla costa
dove il dubbio è
più dubbio e
soqquadra la sintesi
acquadrare
(forse)







Maria Grazia Galatà nata a Palermo, da molti anni vive ed opera a Mestre Venezia. La sua vena poetica si è evidenziata fin da giovanissima.
Ha partecipato al concorso internazionale di poesia e narrativa “All’ombra degli Etruschi” a Pisa organizzata da Bianca Buono, posizionandosi fra i primi posti con una silloge inedita.
Nel 2002 partecipa ad “underwood”, ad Ascona insieme ad altri nomi illustri della poesia contemporanea:
Mario Luzi, Fernanda Pivano, Edoardo Sanguineti.
Ha editato, nel 2003, il libro “Congiunzioni”, con fotografie di Costantino Spatafora, presentato da Francesca Brandes al “Bistrot de Venice” di Venezia lo stesso libro è stato presentato in videoproiezione nel 2004 da Marco Nereo Rotelli all’accademia di belle arti “Santa Giulia” di Brescia: Liliana Ugolioni e il Prof. Brunelli all’antico caffè “Giubbe Rosse” di Firenze: Gio Ferri (critico) alla galleria “DARS” di Milano.
Fotografa da diversi anni, sempre nella ricerca.
Il suo nome compare anche: 2004 a Casier di Treviso in occasione dell’evento “Fun al of Fun”.
Sempre nel 2004 a L’albero della Poesia a Mestre, ed in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, sempre Mestre.
A giugno 2005 partecipa ad Abano Terme all’evento “Passeggiata Effimera” con presentazione del libro “Congiunzioni”.
2005 all’Istituto Romeno di Cultura di Venezia, propone una raccolta di tredici poesie “La struttura dell’ansia” accompagnata da due strumentisti, Luca Callice e Marco Agostini rispettivamente al Bendhir al Didyeridoo, con l’intento di avvicinare i giovani alla poesia.
Nello stesso anno, ha preso parte, in occasione della 51° Biennale di Venezia, all’evento “La notte dei Poeti” di Marco Nereo Rotelli con Ana Blandiana ed altri poeti di fama internazionale.
In occasione dell’evento “La Pace non ha Colore?”, sempre 2005 a Castel San Pietro (BO) a cura di Anna Boschi, legge la raccolta di poesie “Non a caso”.
2005 con un opera in collaborazione con Costantino Spatafora all’evento “Padiglione Italia” 13 x 17 curata da Philippe Daverio ed edito alla fine del 2007 da Rizzoli.
2006 è stata segnalata, tra le opere edite, al “Premio di Poesia Lorenzo Montano”. 2007 a giugno reading presso la fondazione Querini Stampalia di Venezia presentata da M.Nereo Rotelli e con l’intervento di Achille Bonito Oliva.
2008 alla Giornata Mondiale della Poesia tenutasi a Padova, Venezia e Assemini (CA). Ancora nel 2008 all’evento-mostra “imballaggi poetici” mostra visiva oggettuale di poesia contemporanea presso il Chiostro di S. Mauro a Cagliari.
Nel maggio 2008 a Rignano sull’Arno, Firenze, per un reading poetico.
Nel settembre dello stesso anno, reading a Crema (MI) per “Poesia a strappo” organizzata da Alberto Mori, ed a ottobre a Padova per la rassegna “il libro in corso” di Alessandro Cabianca, accompagnata al Bendhir da Luca Callice.
È pubblicata da diversi anni in riviste d’arte contemporanea tra le quali “Offerta Speciale” di Carla Bertola, oltre ad essere in cataloghi d’arte internazionali.
2009 Venezia sede Unesco: trasforma: - AZIONE - lettura dei suoi testi con videoproiezioni. 2009 ART BOOKS - libri d’artista - “BIBLIOTECA RIGHINI RICCI” a cura di Lamberto Caravita
2009 “Lavori in corso d’opera” a cura di Lamberto Caravita.
2009 53° Biennale di Venezia “Notte di Luce” di Marco Nereo Rotelli.
2010 Con un’opera fotografico-poetica in “The last book” installazione di Luis. Camnitzer alla biblioteca di Zurigo-Svizzera.
2010 Aprile “Altrove” reading e videoproiezione.
2010 Edita “L’altro”, poesie e fotografie con prefazione di Gio Ferri (e videoproiezione) 2011 Peggy Guggenheim Collection di Venezia con L’urlo di Ginsberg
2011 Collaborazione video con Roland Quelven
2011 Collaborazione video con Pinina Podestà
2011 Ha una “segnalazione speciale per la poesia e le arti” per “L’altro” come opera edita al Premio di Poesia Lorenzo Montano
È presente in numerosi siti web e cataloghi d’arte internazionali.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

complimenti!

Giuseppe Barreca ha detto...

Mi colpisce l'idea del dolore, un'idea non positivistica, né psicologica o metafisica, come sorgente della poesia. Si potrebeb forse affermare che è un dolore universale, onnipresente...

cristina bove ha detto...

veramente notevole!
grazie

cb