Tra i versi delle tue poesie, scorgo continuamente un voler
viaggiare verso un passato, recente o no, che sembra trasformi continuamente il
tuo pensiero rendendolo elastico e, perciò, aperto in ogni direzione.
Nei viaggi a ritroso nel tuo tempo espresso poeticamente,
che rilevanza ha la tua infanzia o il cercare di definire un passato sospeso
tra sensi e fisicità?
Sicuramente la mia infanzia ha una valenza, un' eco sottile
e profonda risuona in ogni mia poesia, se non altro come epoca intatta, come
spinta e anelito verso stupori e nuove scoperte, un terreno fertile, ricco d
humus che ancora feconda me e la mia scrittura. Un serbatoio immenso da cui
attingere senso e forza. Ho avuto un'infanzia serena, con una mamma (casalinga)
e un papà che mi hanno amata, due fratelli maschi con cui condividere i giochi,
per cui passavo dalle bambole alle pistole, alle macchinine; di giochi in
strada con gli amici, quando i genitori non erano così incombenti sulla vita
dei propri figli. Pomeriggi passati a pattinare con le amiche e le domeniche
dell'austerity trascorse in bicicletta. E dentro conservo la luce preziosa di
quegli anni in cui la vita a poco a poco si svelava senza perdere il suo
fascino, la sua magia, ma arricchendosi di sempre nuovi stupori. La poesia mi ha
aiutata proprio in questo reciproco arricchimento, in questa reciproca
conoscenza.
Sembrerebbe che tu voglia modificare il ricordo fluttuante
rendendolo più stabile attraverso la poesia, supponendo elementi
autobiografici, fino a che punto la tua vita di donna si è intrecciata con
quella della poetessa? E con che equilibrio?
Modificare i ricordi. Credo che i ricordi già vivano in noi
modificati, che la labilità della memoria e tanti altri fattori che sarebbe
affascinante analizzare, ne modifichino la struttura. Forse la poesia è un modo
di riviverli, di riscriverli cercando di salvarne l'essenza, quel che di essi è
rimasto in noi come un cellula di DNA e ci ha modificati più o meno
consapevolmente.
Donna e poetessa in me sono nate insieme. La prima poesia
come ho già detto più volte l'ho scritta a quindici anni, dunque proprio
nell'età in cui vivevo il distacco dall'infanzia e l'entrata nel mondo, se non
proprio ancora degli adulti comunque nuovo e diverso, per certi versi
inquietante anche per via di tutta una serie di cambiamenti fisici e psichici.
Cambiamenti che non erano solo miei ma anche degli adulti che mi circondavano,
che mi trattavano e mi si rivolgevano in modo diverso da come ero stata
trattata e da come mi si erano rivolti fino ad allora. Aver sentito in quel
momento, io che peraltro avevo già un rapporto con la scrittura rappresentato
da un diario che tenevo quotidianamente, che l'espressione poetica (pur ancora
assai acerba) era una via, non di fuga, assolutamente no, ma semmai un modo migliore
di entrare in me di esplorare quel mondo sconosciuto che ero diventata a me
stessa, è significativo di come la poesia sia quella possibilità data all'animo
umano di aprirsi e di darsi apertura e ciò può avvenire non solo scrivendo
poesia in proprio ma anche leggendo poesia.
La poesia mi ha aiutata a guardare meglio dentro me stessa e
nello stesso tempo mi offriva uno sguardo nuovo sul mondo.
Trovare un equilibrio è
difficile per tutti, per un poeta penso lo sia in misura maggiore e se poi è
donna... Interiormente in me donna e poeta formano un tutt'uno, senza soluzione
di continuità. Nella vita di tutti i giorni qualche difficoltà l'ho incontrata
perché la quotidianità incombe con le sue richieste che spesso non rispondono
alle esigenze della poesia che sono poi le esigenze dello spirito.
Gli elementi autobiografici
ci sono senza dubbio, tutto ciò che un poeta vive è autobiografia perché nulla gli
è estraneo. La biografia di un poeta è immensa, comprende tutto il mondo, tutto
ciò che nel mondo accade. Poesia è bio-grafia.
E quando si parte da elementi
strettamente autobiografici l'intento, la meta è sempre oltre per un poeta.
Se dico Cesare Pavese qual è
il tuo primo pensiero?
Cesare Pavese è tra i miei
autori preferiti perché ha indagato il dolore, la morte, il destino e le leggi
imperscrutabili che li governano, perché ci ha offerto profonde riflessioni
sulla vita e sull'arte. Un autore che sento vicino alle mie corde con il suo
senso di impotenza e di infelicità di fronte al tramonto dei valori.
*
Leggiamo, in queste poche
righe, di una donna-poeta che riesce a trasmettere ogni vibrazione emanata. Le
vicissitudini del quotidiano interagiscono tuttavia senza riuscire ad
allontanarla da quel compromesso corpo-anima che fa di una persona comune un
gran poeta, e Lucianna Argentino lo è!
Alla poetessa del
"Diario inverso" tutta la nostra ammirazione ed il nostro applauso.
Grazie Lucianna.
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