Silvia Rosa è la poesia che ci ruota attorno
quotidianamente. Ci lascia entrare nei particolari della vita questa poetessa
dall’occhio indagatore e dall’animo che raccoglie ogni minimo dettaglio, senza
che la vita stessa lo inondi di avvenimenti, gestendo sapientemente sensazione
dopo sensazione, trasformandola in parola vera e vissuta. E’ importante ciò che ci racconta Silvia Rosa,
ma di più lo è il come. Ci porge una storia che pur non perdendo un personale
che, comunque, non disturba, diventa, attraverso un suo linguaggio immediato e altamente poetico, la poesia di tutti, la
storia di ognuno. Gioca col tempo in questo testo carico di relatività,
immagina il prossimo futuro descrivendolo come già passato, conosciuto nei suoi
particolari; di presenze tuttavia ancora assenze in questo “parlare” con un
nessuno già chiaro nella sua mente consapevole che questo nessuno/qualcuno
forse non esiste se non nella rappresentazione della componente maschile di se
stessa.
Una scrittura densa e penetrante quella della Rosa che non si ferma più neanche
al dettaglio ma va giù fino al recondito.
Silvia Rosa - Di sole voci - LietoColle Edizioni
Il testo seguente è tratto dall'antologia "Fragmenta" Ed. Smasher.
Il testo seguente è tratto dall'antologia "Fragmenta" Ed. Smasher.
Una cosa che non so dire
Ascolta, ecco, anch’io ti parlo
degli oggetti
ti racconto che in questa stanza
c’era un letto
dove ora c’è una parete bianca
spoglia
dove domani -o un altro giorno-
appenderò la foto
incorniciata argento che
scatteremo insieme
quando verrai, quando il legno
secco della mia porta
scolorirà piano piano al tocco
della tua mano lento
nel bussare
Vedi, ecco, anch’io ci provo a
dire della scala
che non ho mai saltato i suoi
gradini in cima
e della sedia morbida di rosso
che gira fissa
al bordo teso della mia scrivania
e poi, sì,
della finestra che ti vorrei
incontrare di lontano
riflesso, una sagoma appena, ma
non tu
-nel viale a passi svelti- ma il
volto nudo dell’assenza
che si confonde nell’attesa al
tuo
(e non sei tu che voglio in
quella foto
e non sei tu che siedi la mia
sedia e scrivo
e non sei tu che sali l’ultimo
gradino
fino alla porta chiusa e al
letto, il letto
un altro uomo se l’è portato via
e resta -una parola- il sonno
denso dell’infanzia
che schiaccia all’improvviso gli
occhi al buio)
Guarda, ecco, anch’io (non) dormo
come una cosa che non
so dire
come un oggetto dimenticato rotto
-in pezzi, quanti –
e tu aiutami a
contarli, sottovoce, ad uno ad uno...
2 commenti:
Buon compleanno Silvia!
Ma che bella sorpresa, Sebastiano! Ti ringrazio di cuore per questo regalo di compleanno assolutamente inaspettato e graditissimo! Un abbraccio :-))
[Il testo che qui hai scelto è pubblicato nell'antologia Fragmenta/Premio Ulteriora Mirari- Mosaici, Edizioni Smasher, 2011]
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