di Sebastiano A. Patanè-Ferro

martedì 6 marzo 2018

Il cerchio poetico di Amina Narimi




Si scioglie al sole di un fiore e si ricompone basalto per assorbire le cime dei boschi e farne dono. Così Amina Narimi prende e cede le armi della parola sussurrata e poi scritta, a quel quotidiano che ci vede succubi di una realtà largamente fraintesa e deformata dal disamore,  e ci difende e si difende da tutte quelle frivolezze che riempiono di niente il sorriso altrimenti confortante.
Dal suo mondo intriso di fiaba, ma non ingenuo, colmo di quella speranza che ognuno dovrebbe tenere stretta cercando ogni strada per riportarla incanto e desiderio di riscatto, Amina grida i sentimenti e li spinge oltre i sordi rumori del potere, della corruzione e dell’ipocrisia.
Il suo sogno poetico sorge dalle “foreste appena nate” e si propaga attorno al mondo intriso del profumo del bosco vecchio,  si tende fino al sale e si bagna d’amore, poi, ci dona l’arco intero della passione attraverso la parola, colta da quella sua anima immensa. Lei, è la sua stessa poesia e sorride...





Un vento favorevole



Là sulla cima qualcuno si addolora.
Se la casa traboccasse di fiori
l’uccello azzurro in lontananza
gonfierebbe nel petto i profumi ?

Mi chiedo se curi ancora i tuoi bachi da seta.
Da noi è nato un nuovo pinocchio,
dalla casa di ogni regalo.
È così commovente-
come la pioggia alla quercia dello stabat
sui pini slanciati, invece, ci faceva sorridere.
L’ho rivestito con i fogli del domenicale,
solo un lembo di stoffa, il tuo rosamacchia,
per l’abbecedario.
Si guarda intorno così stupito,
come se cadesse dalle nuvole
il magenta che mi colora il viso
quando lo accarezzo.
Ha le fontanelle aperte, sai?-
una traccia lieve sotto il cappello
per sentirti arrivare fin qui,
nei due bracci del fiume,
come un ruscello
sopra i frutteti del cuore.

Ci vorrà un vento favorevole
ad asciugare i suoi occhi,
per stare nella luce
che la luce scopre.



Un buco è tutto per la luce



Benedetto dall’esistenza, e dal suo peso,
l’oceano pur immenso resta calmo,
tra le infinite madri della terra,
facendo boschi nuovi di ogni onda,
spingendo sulle palpebre le mani
nel luogo più profondo, il più elevato,
per sbucare nei polmoni di un fratello
con l’odore delle lettere del pane.
Dove l’acqua va nel bianco e si ritira


attaccheremo noi al seno la sua voce,
la coveremo come un fuoco, a cielo aperto,
muovendo l’aria, e fosse solo un goccio,
la saliva, è quello che ci serve,
per la limpia tra il sambuco e il falso pepe,
a risalire i pozzi insieme al canto
del più piccolo respiro della polvere –


perché tutto è una ferita,
e un buco è tutto

                             per la luce.



Una foresta appena nata




È solo umano, dici,
separare i vivi e i morti,
solo umano.
Questa la trasformazione?
Imprimersi la terra dolorosa
e divenire quelle api trasparenti
che posano al riparo il latte d'oro
dalla perdita?- La casa e il fontanile,
la baracca per dipingere di babbo,
la cassetta per i merli ai ripostigli della neve-
L’amigdala dei padri è nostro mantello?



Il vaso umano il frutto e il grappolo,
la speranza? Ti ho lasciata andare via
proprio ieri sera, e tu
sei tornata indietro, in una notte,
come quell’amica alla radura
portando in mano doni antichi,
dal di dentro. Sul tuo fiato
trema, la mia mano, più vicina
al piccolo seme ridente-

se il caldo del sole

che avverto in preghiera
è il mite fruscio di ogni radice
il peso dei passi alla fontana,
le piccole ombre ricche di voci.



Ubbidiente al bruno splendore
della tua forza,
al mantello nel vento
della tua lamentazione,
sprofondo,
nell'infinita richiesta di questo silenzio,
e respiro, respiro

come una foresta appena nata.

2 commenti:

amina narimi ha detto...

Grazie Samech, come amo chiamarti, Sebastiano, hai portato un improvviso di gioia nei miei occhi infantili e commossi..Sei un Poeta che vive nel mio cuore, fa così tanto giorno nel leggerti ...Grazie, profondamente grazie, con un largo d'aria che ti abbraccia all'infinito

Sebastiano A. ha detto...

A te, Amina, per quello che dici, per come lo dici e per la meraviglia che sei...